lunedì 14 febbraio 2011

Il pizzo che uccide la libertà



L’estorsione è una forma di reato in cui un soggetto costringe, con la violenza o con la minaccia, una o più persone a fare o ad omettere qualche cosa procurandosi un profitto illegittimo. Tale reato è sancito nell’ articolo 629 del codice penale. Il pizzo (o racket) è una forma di estorsione. Esso consiste in un”attività criminosa con lo scopo di ottenere un beneficio economico da un imprenditore in cambio di una “protezione”.
Il pizzo non è attività fondamentale e prevalente delle mafie, ma sicuramente indispensabile.  I profitti di tale attività criminosa sono marginali, ma non vi è gruppo criminale organizzato in Italia che non si applichi nella richiesta del pizzo. Il pentito Gaspare Mutolo ha spiegato ai magistrati che l’estorsione è ormai un “prestigio” per la mafia perchè si entra in contatto con gli imprenditori.
Oggetto dell’estorsione è sempre e solo attività commerciali in buona stato e mai in crisi, in fallimento o in liquidazione,  la mafia non spreme dove sa che non c’è niente da spremere.
Spiega Tano Grasso:
Il racket contiene per intero, al proprio interno e nel suo esercizio, tutte le componenti della fenomenologia mafiosa. E’ un delitto che può essere consumato soltanto se chi lo esercita riesce a impaurire in modo significativo e continuo. Nessuno può presentarsi in un negozio per chiedere il pizzo se non ha fama di uomo in grado di scatenare la propria forza violenta e di contenere quella degli altri. Questa capacità intimidatoria deve e può svilupparsi solo in un territorio dove la sicurezza personale e dei propri beni è incerta o così viene percepita.
Colui che ‘estorce è un soggetto che gode di una certa reputazione o in alternativa è mandato da qualcuno che ha prestigio. Un commerciante di Napoli che all’apertura del negozio scopre che è stato oggetto di atti vandalici o di furto, già immagina che presto si presenteranno degli uomini che con la solita frase “siamo gli amici” o “ci manda ….”, ancora “ti devi mettere a posto per la tua sicurezza”. Anche se ormai nei quartieri napoletani ancora prima di aprire un’attività commerciale, il futuro imprenditore già sa a chi dovrà pagare.  Un commerciante di Firenze che all’apertura del negozio scopre che è stato oggetto di atti vandalici o di furto, non immaginerà mai che possa essere stata una forma d’intimidazione da parte della criminalità organizzata, perchè Firenze non ha una presenza della mafia tale da paragonarla a Napoli. Tano Grasso vuole spiegare che  è la percezione del fenomeno che cambia da un cittadino di Firenze e un altro di Napoli. L’estorsione è attività della mafia soprattutto nei territori in cui essa ha un controllo primario. Essa esercita un forma di controllo sul territorio e l’imprenditore è sempre a conoscenza del soggetto che gli fa la richiesta. La mafia si presenta, fa intimidazione, nella peggiore dei casi minaccia e infine estorce; maggiore è il radicamento storico minore sarà l’intimidazione nei confronti dell’imprenditore.  Vale la pena ricordare che si possono avere interessi e capitali mafiosi anche non avendo la presenza fisica della mafia; Giovanni Falcone ci ha anche insegnato che i soldi della mafia, prima o poi richiedono la presenza e i metodi dei mafiosi.
Colui che paga: accetta la forma di controllo,  finanzia la mafia e quindi la fa crescere, in conclusione, accetta socialmente il mafioso.

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