mercoledì 14 marzo 2012

Io Sono qui

Pioggia vento neve che cade
io sono qui sotto il ramo
 ma la Parola ritarda.

Il silenzio scende
si annida nel cuore
ed io seduto mi lascio trovare.

Desiderando attendo
il suono della Tua voce
rapito nell'estasi
dei giorni che passano.

Tu vieni lentamente
ti avvicini all'orecchio
una sola Parola dici
sussurrata nell'animo

Io Sono qui e non ti abbandono!!

sabato 19 marzo 2011

La luna e Nicolino


C'era una volta tanto tempo fa in un piccolo paese di periferia, dove tutti vivevano nelle baracche fatte di lamiera e plastica, un bambino che sognava di diventare astronauta. 

Un giorno mentre rifletteva sul suo sogno la luna lo vide lì nell'angolo più buio bella stanza e commossa decise di parlargli. 
 - Ei piccolo come ti chiami? -  
Il bambino un po intimorito cercò di capire da dove venisse quella voce e cominciò a scrutare ogni angolo della sua stanza cercando di intuire con l'udito da quale parte fosse arrivato quel suono di voce calma e dolce. Sono qui - disse la luna - alla finestra e ti guardo.
Ma fuori dalla finestra il piccolo non vide nessuno e pensando che potesse essere uno scherzo dei suoi amici che lo prendevano sempre in giro per la sua condizione di salute, continuò a giocare con i suoi sogni e a fare capriole nel cuore. 
Ma insomma - disse la luna un po infastidita - non mi vedi?. 
Il bambino si fece triste e disse << no non ti vedo non posso vederti io non vedo nulla! Ma chi sei e cosa vuoi?>>. 
La luna si fece triste e capì che veramente il bambino non poteva vederla perché cercava la voce ma guardava da tutt'altra parte. 
Io sono la luna - disse la luna - e ti ho notato nell'angolo più buio della tua stanza. Ma che fai lì. 
Questo è l'angolo dei miei sogni - disse il bambino - e sempre mi fermo qui la sera a fare il sogno più bello che ho nel cuore, diventare astronauta per venire da te. 
Da me?! - esclamò la luna - a fare cosa?! 
Io cara luna - riprese il bambino - vorrei venire da te perché mi hanno detto che dalle parti tue il mondo si vede più piccolo. 
Si! - disse la luna sorridendo - è più piccolo e meno complicato. 
Ecco appunto - ribattee il bambino - penso che venendo da te non mi dovrò preoccupare della mia condizione. 
A quel punto la luna osò porre una domanda:<< cosa hai fatto?>>. 
Io - rispose tranquillamente il bambino - sono ceco dalla nascita e non posso più camminare (una lieve luce della luna illuminò la ruota della sua carrozzella) e sono in questa posizione da molto tempo. Non posso correre con i  miei amici e io amo correre nei prati che profumano di erba dopo una pioggia torrenziale; invece se vengo da te potrò volare. 
A quel punto la luna commossa  disse << senti piccolo intanto come ti chiami?>>. Io mi chiamo Nicolino disse il piccolo. Bene Nicolino io posso esaudirti ma sai bene che se vieni da me tu non potrai più tornare a casa tua starai sempre con me per tutta la vita. 
Il ragazzino, moro riccio e con gli occhioni grigi come il mare d'inverno dopo un attimo di insicurezza rispose deciso: << Va bene vengo con te ho voglia di volare>>. 
La luna allungo la mano e lo prese con se e il bambino non credeva ai suoi occhi finalmente volava felice senza la sua carrozzella e la luce della luna aveva anche guarito la sua vista. 
Dopo tanti anni si scopri che quel bambino era diventato cieco perché aveva vissuto sempre nel buio e paralitico perché nessuno gli aveva insegnato l'arte del cammino. Da quella notte la luna ha gli occhi e la bocca, ma devi osservarla bene; e corre attorno alla terra come un bambino che vola sui prati fatti d'erba che profuma come dopo una pioggia torrentizia

Se vuoi camminare nella vita devi avere due fortune, chi ti insegna a guardare sempre dove metti i piedi e chi ti rialza quando cadi.

venerdì 25 febbraio 2011

Dedicato a Giancarlo Siani e al giornalismo libero ...


In Italia, oggi più che mai, viviamo nel tempo delle censure.

I dati sono sconcertanti; infatti rispetto al triennio 2006-2008, che riportava casi di censura violenta nell'ordine di una sessantina (in media 20 all'anno), solo nel 2009 contiamo 53 casi cifra che fa pensare e che pesa molto, in un paese libero che dovrebbe costituirsi in democrazia e non in "monarchia privata dei pochi". (Vedi Ossigeno per l'informazione), “ le modalità delle violenze variano dalle ‘classiche’ aggressioni fisiche alle più attuali via lettera o telefono. Ma nell’epoca di internet non potevano mancare anche quelle via web. Le meno conosciute restano le censure ottenute per via giudiziaria. Giornalisti e giornali vengono citati in Tribunale – in sede civile – per abnormi richieste di risarcimento in denaro, con un’evidente mancanza di proporzione tra il presunto danno subito e le capacità economiche del giornale o del giornalista. Tutto questo ancor prima che il dolo venga accertato in sede penale.
A volte sulla strada dei cronisti si frappongono anche ostacoli inaspettati. Capita che magistrati risentiti per fughe di notizie – spesso provenienti dalla stessa magistratura – mettano sotto inchiesta gli stessi giornalisti, impedendone il lavoro con perquisizioni e sequestri. Ma la visione resta comunque incompleta, poiché molte intimidazioni e minacce non vengono nemmeno denunciate, rimangono sommerse, insomma restano senza Ossigeno”.

Certo sicuramente c’è necessità di fare una netta differenza, tra l’informazione, legata a indagini (provocate da presunto reato) e l’informazione del fango che spesso viene utilizzata, non per screditare la notizia ma per ridurre a sterco la persona (come se la vita di un uomo o di una donna fosse legata a doppio filo tra pubblico e privato). L’esempio è quello delle mura domestiche. Se in casa propria si vuole organizzare una festa, bere un po’ di più per rendere tutto meno “noioso” quello non è un reato. Ma se oltre a quel litro di vino io ci aggiungo una sniffata di coca allora il gioco cambia. Ma perché allora?
Perché in Italia produrre vino e rimanere a casa fino a tardi attorno ad un tavolo a giocare a “padrone e sotto” fino a consumare una damigiana di vino rosso (predisponendo delle camere per dormire, perchè non si può viaggiare ubriachi), non è un reato. Ma se faccio consumo di droghe quello si che è reato per due motivi. Primo perché la droga non la trovi al fruttivendolo a meno che la frutta non venga da luoghi già sospetti, e quindi la devi andare a comprare al “droghiere” che mette la sua bancarella ovunque. Il secondo motivo è molto più semplice e conseguente al primo. Il “droghiere” da bancarella non produce polvere bianca ma a sua volta va a fare spesa all’ingrosso. Quindi di conseguenza, i tuoi soldi vanno all’ingrosso non rimangono al droghiere. E come sappiamo bene all’ingrosso trovi tanti prodotti ad esempio i “fischi abbotti”.
Quando un’informazione di questo tipo arriva al giornalista lui fa semplicemente il suo lavoro … informare la comunità con un articolo o con una serie di servizi, rispettando la privacy del reo ma aiutando una città a prendere consapevolezza che il sottotitolo del proprio nome non è (paese perfetto) ma “paese dei balocchi”, dove tutto quello che non vedi c’è, anche se non lo tocchi.  
Dedicato a Giancarlo Siani cronista de “Il Mattino” (ucciso a causa del suo lavoro) e a tutti i giornalisti e giornaliste che fanno il loro mestiere, anche quando ricevono pressioni e minacce da tutte le parti “persino dentro casa”.

lunedì 21 febbraio 2011

C'era una volta tanto tempo fa ... ma ancora oggi ... la riconosci.


La riconosci dal fetore della sua essenza
piccola o grande è senza presenza
c'è ma non esiste
se tu la chiami lei sparisce.

Povera bella città incantata
che cerchi la vita ma sei condannata
lei ti consuma da dentro ti ferisce
non ti appartiene ma si inserisce.

Da tempo ti calpesta
dal tacco alla testa
tu la rifiuti disperato
ma lei conosce il tuo debole lato.

Non prende nulla direttamente
si serve di te e della tua mente
la tua poltrona prende continuamente
ti illude di comandare ma tutto si riprende

Con lei la tua vita è morta all'istante
se non decidi di aprir la mente
s'approfitta della tua paura
 m'ha terrore della cultura.

L'informazione la può fermare
seriamente rallentare
la solitudine è da evitare
la compagnia privilegiare

Tante vittime ha seminato
per la strada del reato
uomini che han scavato
oltre il silenzio partecipato

Apri gli occhi e guarisci la vista
esci dal vuoto di casa nostra
il vento soffia adesso più che prima
siamo pronti a salire fino in cima.

venerdì 18 febbraio 2011

La fabbrica di Filippo

In una fabbrica, comincia la crisi e tutti gli operai vengono chiamati ad uno ad uno per informarli dei motivi per cui avrebbero dovuto lasciare il lavoro. Il direttore generale, l'ingegner Marino, spiega che la fabbrica avrebbe dovuto chiudere per mancanza di ideali.
Un operaio, Filippo, vuole capire e chiede subito spiegazioni esigendo l'elenco degli ideali mancanti, provocatori di una tale crisi generale. Il direttore, rimane interdetto poi si alza e dice: "ecco l'ideale che manca, il silenzio e l'obbedienza". L'operaio non aspetta la conclusione della frase, ma prende le sue cose, si gira e chiude dietro di se la porta facendola sbattere, in un modo così violento che le pareti della stanza vibrano per qualche secondo.
Filippo torna a casa, dalla sua famiglia con gli occhi lucidi e lo sguardo perso nel vuoto, come se tutto fosse un brutto incubo, e trova sua figlia Giovanna, seduta su una sedia di legno, accanto alla finestra, che affaccia, sulla strada secondaria, che conduce al bar dove lavora, per pagarsi gli studi alla facoltà di psicologia (perché da grande vorrebbe essere una criminologa). Michelina, la figlia più piccola, (Filippo ha tre figli un maschio, Antonio di 27 anni, Giovanna di 30 e Michelina di 8), appena lo vede rientrare gli salta addosso e con un balzo gli arriva al collo con una morsa tale che quasi lo soffoca facendogli perdere l'equilibrio. Ciao amore - dice il papà cercando di camuffare il suo volto sconvolto con un sorriso forzato - come è andata oggi a scuola? La piccola con aria fiera corre in camera prende un foglio e mostra al padre un disegno che rappresenta la sua famiglia. Ecco qua tutti noi - disse la bambina - io, tu, Antonio, Giovanna e .... (la bambina ammutolisce,) ... e la mamma - aggiunge Filippo. Giovanna che ancora seduta alla finestra, cercava di capire come mai il barista l'aveva licenziata in tronco senza spiegazioni, reagisce bruscamente, ricordando a tutti con aria tagliente e gelida che la mamma non c'era più, era morta. Michelina si spegne, il suo sorriso si eclissa e prende la mano del papà per cercare conforto e conferma. La mamma non è morta - una voce entra dalla porta d'ingresso, era quella di Antonio che intanto tornava a casa, dopo una giornata di duro lavoro al cantiere - ma è andata in cielo con gli angeli e sta in buona compagnia. Se tu le parli lei ti ascolta ed è contenta. La mamma era morta un anno prima per un errore medico, malasanità e incoscienza professionale.

Nella strada parallela c'è una villa, dove vive un uomo solo. Anche lui rientra dopo una giornata piena e finalmente, si toglie il soprabito, si sfila le scarpe e indossa un paio di pantofole blu scuro e si prepara un goccio di buona grappa, mentre accende la televisione, un sigaro per rilassarsi e dimenticare la giornata passata. Nella sua casa non c'è nulla di nuovo, ogni cosa sa di vecchio e putrido, accanto al televisore c'è un mobiletto e sullo stesso, una foto incorniciata che riporta un ricordo molto bello della sua vita ... la sua famiglia. Lui, sua moglie, e una bambina, che ormai non vede da quattro anni perché sua moglie ha chiesto il divorzio dopo che per anni, quando tornava a casa ubriaco la picchiava anche davanti alla bambina. L'uomo prende il telefono e comincia a chiamare degli amici perché sta solo e vuole organizzare una festa notturna per non pensare. Comincia la festa tra risate e musica fino a notte fonda, poi torna il silenzio e lui va al letto sperando di non dover fare i conti con la propria coscienza, poiché sa bene che questa condizione di solitudine è solo colpa sua e della sua abitudine a bere come una spugna.
Il giorno dopo è una bella giornata e Filippo decide comunque di non arrendersi e prende l'auto per portare la famiglia a fare una passeggiata al laghetto che si trova ad un'ora di macchina da casa. Mentre è in viaggio riceve una chiamata. Un amico d'infanzia che ha aperto un'officina meccanica cerca un operaio e gli racconta che la notte aveva sognato il suo amico Filippo e quindi chiede a lui se vuole lavorare nell'officina.

Intanto l'uomo della villa esce anche lui per andare a lavoro ancora stonato a causa della notte brava, passata con gli amici notturni e anche lui riceve una telefonata di lavoro. La voce femminile dall'altra parte dell'apparecchio dice: "gli operai hanno occupato la fabbrica Ingegner Marini".

Filippo dopo diversi anni riacquisterà la fabbrica da dove era stato licenziato e gli operai ancora oggi lo chiamano "il padre premuroso". Marini, si dice che sia partito, per un viaggio ma ancora non è tornato!!!!

giovedì 17 febbraio 2011

Fragolino l'ambientalista

Il mare di solito è calmo, attorno all'Isola Torretta, e il faro sugli scogli di notte si distingue molto bene anche dall'orizzonte, poiché le navi passando, riescono ad individuare la terra ferma. Alla base del faro, c'è uno strapiombo che cade giù in picchiata dentro l'acqua, fino a raggiungere la profondità di trenta metri. Nei fondali, sotto la barriera corallina, vivono tante specie di pesci e tra queste la mia famiglia composta da mio padre Albert, mia madre Rosa, la mia sorellina Zilli ed io che mi chiamo Fragolino e facciamo parte della spesie dei Pagello. Io mi chiamo in questo modo perchè il colore delle mie squame da l'idea del colore rosaceo della fragola. Amo molto la mia casa, e anche l'ambiente in cui vivo, tranquillo e silenzioso. Noi da queste parti andiamo fieri della nostra prateria dove spesso papà ci porta a giocare, d'estate quando le correnti si muovono nei versi opposti e ci sentiamo dondolare tutto il giorno; è' una bella sensazione essere cullati dal mare. L'altro motivo d'orgoglio è la Posidonia. Questa è una pianta endemica del Mediterraneo (cioè appartenete a questo particolare territorio), formata da lunghe foglie nastriformi riunite in fasci. Le foglie più giovani sono al centro, sono di una colorazione verde chiara, mentre quelle più vecchie acquisiscono una tonalità verde scuro e brunastro. A noi piace giocare a nascondino tra le foglie, e poi quando mia sorella non mi trova, perchè io amo la mimetizzazione, per evitare che cominci a piangere mi lascio trovare, per farla vincere, infatti non amo sentirla piagnucolare tutto il giorno, e perché poi papà e mamma darebbero ragione a lei con la scusa che è più piccola; ed io preferisco l'umiliazione della perdita che una pinnata di mio padre. 
Quando andiamo a scuola invece questo è meno bello perchè non sopporto di stare seduto tutta la mattinata a sentire il maestro Toniello, che comincia a raccontare tutta la sua vita, anzichè parlarci della storia del mondo e della geografia dei continenti. Ma poi finalmente suona la campana e noi nuotiamo via dalla scuola per iniziare una nuova avventura verso "i mari sconosciuti" della nostra immaginazione. 
Questo è tutto ciò che ricordo prima del grande buio, che ha invaso la mia città e sterminato la mia famiglia. Ma siccome ora ho deciso di raccontare, vorrei partire dal principio di questa catastrofe "innaturale" che sicuramente poteva essere evitata, se quegli strani apparecchi non fossero mai arrivati qui da noi.
Avevo nove anni ed era il giorno del compleanno di mia sorella ed io mi ero deciso di farle un  regalo Straordinario, ma non sapevo cosa; quindi andai dal negoziante di oggetti strani per acquistare uno di quegli articoli, che quando scarti il regalo diventi il più figo della festa perchè nessuno avrebbe mai pensato lo stesso.
Avrei dovuto attraversare tante strade trafficate, nuotare per almeno mezz'ora ed arrivare a destinazione ... ma ad un certo punto ho sentito un boato, un'esplosione forte sicuramente più forte dei rumori che faccio io quando mangio  un po' troppo e mamma mi dice che sembro una bomba a orologeria che "non si sa quando esplode". Non ero lontano da casa e sentivo le grida di mia madre che ci chiamava disperatamente, ma io non vedevo nulla e inoltre il mio corpo era intriso di una sostanza nera che non mi permetteva di nuotare libero e avevo un respiro irregolare ... Avevo paura!! 

Fragolino dove sei? - gridava mia madre ed io tentavo di rispondere - sono qu ...  ma persi i sensi. 

Ora mi ritrovo in un'altra città marina e vivo con Ginella e Rosino due pesci che mi hanno salvato da quella situazione che mi separò definitivamente da mio padre da mia madre e dalla mia sorellina che quel giorno avrebbe compiuto cinque anni. Dopo tanto tempo, crescendo, (nel ricordo delle passeggiate in prateria, dei rimproveri di papà, delle torte che mamma preparava in cucina, inebriando tutta la casa di odori delicati e della mia sorellina che il Petrolio ha rubato alla mia vista), grazie anche ai miei due amici pesci che fanno parte della specie dell'ombrina, ho scoperto e capito una cosa fondamentale. Si può vivere sereni in una città finchè l'uomo non decide di esserne padrone ad ogni costo. Fu l'ultima volta che vidi quel buio, e fu l'ultima volta che sentii su di me quella oliosa sostanza che si chiama petrolio, ma una cosa è sicura, da grande studierò per diventare un'ambientalista e salvare il mare dall'uomo e forse anche l'uomo da se stesso.